L’allenatore della Segafredo Virtus Bologna nella nostra città per un evento: “La finale di febbraio è stata un… conflitto di interessi. Se proprio dovevo perdere, meglio la Germani”
Brescia. A poche ore dalla finale scudetto, Sergio Scariolo è tornato nella sua Brescia, città in cui è cresciuto e ha iniziato la sua carriera da allenatore. L’occasione è stata la presentazione alla Pinacoteca Tosio Martinengo del numero di Giganti del Basket dedicato interamente all’attuale allenatore della Virtus: parliamo cestisticamente di un “eroe dei due mondi”, un allenatore in grado di vincere in Europa e in NBA e di essere uno dei tecnici più vincenti nella storia delle Nazionali. Nella conferenza di ieri ha ripercorso alcuni momenti chiave della carriera, soffermandosi sul grande rapporto che lo lega alla città di Brescia.
(Sergio Scariolo con la moglie in visita alle opere della Pinacoteca Tosio Martinengo Cesaresco)
“Un cammino fatto di persone e tanta passione”. Per il tecnico bresciano quest’occasione è una rimpatriata, più che una celebrazione: “tornare a Brescia a vedere famiglia e amici è un momento importante”. Davanti a Scariolo ci sono le numerose medaglie conquistate nella sua carriera. “Alcune vinte con la Virtus sembrano argento ma dovrebbero essere oro… ora faremo di tutto per aggiungerne un’altra. Ma questi sono solo oggetti materiali, il cammino è fatto di persone, di sentimenti, di momenti complicati superati con maggiore o minore difficoltà. Il mio segreto è quello di essere innamorato di quello che faccio: così fare l’allenatore di basket è la mia passione e non mi costa”.
“Se proprio dovevamo perdere, meglio con Brescia”. Dopo tanti anni di carriera ha ritrovato la squadra di Brescia da avversario in Serie A. “L’avevo lasciata dopo una retrocessione che ha fatto molto male, poi Brescia è riuscita tornare dove per anni è stata grazie al lavoro di Matteo Bonetti e Graziella Bragaglio, verso i quali nutro un grande senso di gratitudine. E il primo titolo della storia è arrivato in finale di Coppa Italia proprio contro la Virtus di Scariolo. “Ero incazzato nero per la sconfitta, poi però sono andato a fare i complimenti per la vittoria e ho pensato… se dovevamo perdere, meglio farlo con loro. E’ stato un conflitto di sensazioni”.
(Tra gli intervenuti alla serata con Sergio Scariolo anche qualche suo ex giocatore come Marco Pedrotti, Fabio Fossati e Raffaele Merighi)
“A Milano le lezioni di Dan Peterson, a Brescia quelle di Sales”. Gli studi cestistici iniziarono con l’Olimpia di Peterson, poi l’esperienza da vice con Sales e a Pesaro con Valerio Bianchini. “A Milano finivo spesso per assistere invece alle lezioni di Dan Peterson al PalaLido, invece di quelle di giurisprudenza. Era una pallacanestro diversa, che però è ancora viva e attuale”. Ma la realtà importante in quel momento era Brescia: “Riccardo Sales è stato una che persona che ha indirizzato la mia vita, è stato duro con me e mi ha insegnato tanto: raramente ci sono delle settimane in cui non mi fermo a pensare a qualcosa che mi ha insegnato. Riccardo mi insegnò l’ABC del mestiere, il rigore tecnico e la programmazione, Valerio Bianchini a Pesaro era un genio creativo, un improvvisatore, un motivatore: imparare da entrambi fu una fortuna. Quando mi affidarono la prima squadra a soli 28 anni mi sentii comunque pronto”
(Sergio Scariolo e Fabio Fossati)
Ma non si smette mai di imparare e di studiare e l’allenatore vede ancora del lavoro davanti a sé. “Ho ancora davanti tante ore di studio: l’istinto migliora in base alla quantità di conoscenza su cui si basa. Nei momenti di impressione devi avere tante opzioni a disposizione per poter scegliere: non si inventano le cose in questi momenti, è solo una cosa da film. Tutti mi dicono che sono tranquillo, lo sono perché cerco di avere un livello di preparazione per cui posso dire di aver fatto quello che dovevo fare”
“Il basket italiano era in discesa, quello spagnolo stava salendo: colsi l’occasione”. Qualche anno dopo ci fu il trasferimento in Spagna, un cambiamento che aprì la strada anche ad altri colleghi, con le vittorie anche con squadre diverse da Real e Barcellona. “Mi sembrava che il basket italiano fosse già in discesa: il Baskonia mi sembrava un treno che stava accelerando in maniera diversa e io lo presi. Essere un allenatore straniero in un Paese che ha sempre guardato gli italiani con un mix di diffidenza, invidia e ammirazione non era semplice, ma la Spagna mi ha dato tanto. Poi le vittorie con la Nazionale, fino all’ultimo trionfo all’Europeo con una squadra in ricostruzione. Fu complicato, perché non era così comune essere allenatore straniero in Paese ben sviluppato cestisticamente con me la Spagna e all’inizio non ero preparatissimo a gestire il doppio impegno”.
(Sergio Scariolo e la moglie)
Nel 2019 il momento da “eroe dei due mondi”. Il 2019 è forse l’anno migliore della carriera, sicuramente il più vincente: arrivano l’oro al mondiale e l’anello NBA da vice ai Toronto Raptors. Due titoli che regalano il titolo di Campione del Mondo: Scariolo è riuscito a conquistarli entrambi in una sola annata.
“In America volevo riavvicinarmi al campo: da capo allenatore deleghi spesso la parte relativa al gioco. In quei 3 anni mi sono divertito tanto, con giocatori di alta qualità: tornare a fare l’assistente dopo 30 anni non è stato facilissimo, ci sono anche momenti in cui devi masticare amaro e non vedi realizzate alcune tue idee”.
“NBA ed Eurolega: ritmi agli antipodi”. Interessante anche il confronto tra NBA e basket europeo da parte di un allenatore che ha vinto in entrambi i mondi. “I ritmi di Eurolega ed NBA sono agli antipodi: con quella velocità e quella fisicità riuscire ad eseguire certi fondamentali è 100volte più difficile. Quando si dice che tecnicamente l’Europa è migliore bisognerebbe vedere come un giocatore europeo sarebbe capace di eseguire anche nel contesto NBA, con quella fisicità: si può dire che in stagione regolare in Europa ci sia più ricchezza tattica, ma ai playoff NBA si torna al massimo dell’approfondimento e della specificità”.
Non manca un ricordo a Marisa Zanardelli: “E’ uno dei personaggi a cui sono più affezionato, il primo a dirmi che forse ero tagliato per fare l’allenatore. Una donna con passione e personalità, in grado di coinvolgerti facendo anche cose semplici”.