C’è rammarico, è mancato qualcosa, una scintilla che si spegneva troppo presto per permettere di appiccare il fuoco. Poi una folata di vento sembrava ridare speranza, ma ancora qualcosa copriva la catasta soffocando tutto. Piccoli errori, qua e là distribuiti, hanno vanificato momenti positivi. Non grandi cose, ma tante piccole, soprattutto per precipitazione di voler chiudere un contropiede con un passaggio in meno, per una palla recuperata che si è voluto capitalizzare troppo in fretta. Rimasti in partita nonostante un massacro iniziale da 3, complice anche una zona poco attenta e forse abusata nonostante l’evidente scarsa resa, lenta nel seguire i movimenti senza palla e troppo distante dai loro tiratori. Malgrado ancora Cobbins non sia ancora quello specialista difensivo che conosciamo e, per finire, malgrado l’assenza non banale di Christon e la penalizzata partita di Petrucelli un poco puntato dalla terna. Quest’ultimo non è argomento nuovo, urge aggressività con un poco di astuzia in più, una gestione più oculata.
Tra le cose buone la tenuta mentale per tutta la partita e la presenza offensiva di Massinburg che, una volta di più, pur costretto a riciclarsi per sopperire alla defezione di Semaj, dimostra che merita maggiore credito, più minuti. Con lui in campo la squadra migliora in modo sensibile. La sua presenza sugli scarichi e la sua attitudine a creare vantaggi in penetrazione produce una superiore pericolosità che porta gli avversari ad avere meno punti di riferimento (e non è stata in ogni caso la sua migliore partita) Toh chi si rivede! Gabriel conferma i segnali di recupero mostrati a Cremona. Non fermarti Kenny. Bene infine aver capito dopo un inizio frenetico (i primi minuti le azioni non duravano 3 secondi) che fai male a Milano se ti passi la palla.
La resilienza di Miro
In un territorio come quello bresciano, ad alta densità industriale ed indirizzo metallurgico, il termine resilienza non è certo una novità. E’ la capacità fisica della materia di assorbire gli urti deformandosi senza rompersi. Divenuta poi parola utilizzata in psicologia per identificare chi riesce, nonostante traumi di vario tipo o pressioni, a resistere anziché diventare vulnerabile. Alcune caratteristiche abbastanza ovvie la facilitano come l’ottimismo, l’autostima, la flessibilità e quella che più ritengo confacente ad un contesto di tipo sportivo, il temperamento e senso della sfida.(Hardiness)
Il rovescio della medaglia, meno enfatizzato, è l’incapacità anche di fronte a soprusi di invertire la tendenza tollerando lo scenario. Piaccia o no anche questa è resilienza, imparare a subire.
A Milano Miro Bilan era osservato speciale poiché in settimana al centro di pungolature riguardo la sua presunta scarsa “garra agonistica” . Premessa indispensabile: nessuno ha mai disconosciuto le capacità del giocatore e nemmeno la professionalità. Ci si è solo interrogati se prevalga in lui l’ “Hardiness” o il lato opposto della resilienza. La sfida gli è stata lanciata volendo provocare una reazione. Gli esami come noto non finiscono mai, ma questo è stato brillantemente superato. Per assurdo quello che maggiormente gli si chiede, di non farsi picchiare reagendo con carattere, è costato una sanguinosa chiamata arbitrale che ha privato per la seconda volta la Germani, dopo il blocco di Gabriel( inesistente) di un possesso importantissimo. Forse chiedersi perché abbia sbracciato e dove fossero le mani di Melli sarebbe stato meglio, ma così è andata (.. Coach Messina non manderà video clip per questi 2 episodi a nessuno immagino, come fece all’andata per il presunto fallo di Christon su Napier) Si è gestito il suo gioco interno senza eccessi e si è rivista la squadra cercare molto, come ai bei tempi, la penetrazione verso il canestro anche grazie alla sua presenza più perimetrale, di cui lui stesso ha beneficiato sui relativi scarichi.
Playoff, arbitri e fattore campo.
Un’analisi effettuata tempo fa sull’impatto nei play-off NBA degli arbitri e del fattore campo mi aiuta a proseguire nel solco dell’analisi su Bilan perché lui, piaccia o no, è centrale per questa squadra. Le sue fortune sono quelle di tutti.
L’indagine ha messo in risalto che gli arbitri, durante i PO, tendono a fischiare ancora meno e tendenzialmente a favore degli ospitanti, non grandi differenze, ma ciò indica una tendenza.
Le percentuali di vittoria della squadra di casa, il fattore campo, si sono abbassate nell’ultimo lustro a causa soprattutto dell’uso del tiro da tre (ovviamente se le percentuali sono buone) cosa che diminuisce anche l’impatto dell’arbitraggio, rispetto al gioco interno dove il fischio è più frequente.
Lamonica, responsabile arbitri, in una lettera a loro inviata di 2 settimane orsono, ha detto chiaramente che vanno punite “le mani addosso perché non è pugilato”. Dire che in generale il riscontro ottenuto è stato opposto al desiderato è poco ma sicuro. Non gode evidentemente di grande leadership, non fosse altro per il fatto che questa missiva non doveva trapelare. È stata comunque illuminante per capire ciò che pensa sul campionato (…livello non eccelso) e sulla collaborazione con gli addetti ai lavori (…totalmente assente). Raccomanda di visionare le partite precedenti delle squadre che andranno ad arbitrare, creando così il rischio di un pregiudizio pericoloso. Cosa possiamo attenderci dopo questa sottile arroganza?
Con Milano, escluso l’episodio citato, non si può dire che non abbiano fischiato a Bilan falli evidenti, ma non sarà sempre così. Non mi aspetto vantaggi ma nemmeno tutele nei prossimi incontri e quando ciò avviene la sua performance ne risente.
Alla luce di queste considerazioni non si può rinunciare per questo al gioco interno che tanto ha prodotto, ma certamente fare in modo che gli isolamenti in post basso non siano troppo prolungati e insistiti.
Un gioco maggiormente perimetrale può beneficiare della grande facilità e visione nel passaggio di Bilan facendo in modo che non sia solo bloccante per il palleggiatore ma vero e proprio perno su cui appoggiare il gioco.(con le debite proporzioni ciò che fa Jokic, altro lungo grande passatore in post alto)
Non esiste organico tra le prime 4 squadre in classifica che possa vantare così tante abilità di attaccare lo spazio in palleggio verso il canestro: Christon, ADV, Massinburg, Petrucelli, Cournooh, in parte anche Burnell. Non va sprecato questo vantaggio, va invece enfatizzato, perché permette le migliori condizioni, su eventuali aiuti, per il tiro da 3 a percentuale più alta: quello dal passaggio ricevuto.
Lo stesso Bilan subirebbe meno pressione sulla palla, meno mani addosso, poiché distante dal pitturato e continuerebbe con la visione di gioco unica a far capire perché la pallacanestro è uno sport di intelligenza.
Sono riflessioni nate dalla necessità di preservare un bene prezioso come Miro Bilan. Garantire il suo apporto vuol dire, la partita con Milano lo ha chiarito definitivamente, permettere alla squadra di essere molto competitiva con tutti, nessuno escluso.
Sono sempre presenti ammiccamenti su possibili innesti per rimpolpare un organico che sta mostrando qualche necessità, pur se, come ho già detto, finora non ha fatto che bene restare gli stessi, aumentando autostima e l’area della zona di comfort di tutti. Si nota forse più l’esigenza mentale di un innesto che risvegli stimoli e sogni.
Se così fosse i concetti espressi identificano già quali dovrebbero essere le qualità tecniche per completare l’organico e a quali requisiti rispondere per affrontare le problematiche dei playoff nel modo migliore.
Con Brindisi, già retrocessa, si può cogliere il record della 21 vittoria di questa bellissima stagione regolare. Negli occhi e nelle parole di tutti abbiamo intuito che nessuno si vuole certo accontentare perché le potenzialità di questo gruppo, sembra incredibile ma è così, non sono ancora state totalmente espresse. Abbiamo tutti grande curiosità di vedere se si riuscirà a compiere quel piccolo, ma penso decisivo salto di qualità.
ELLE14